Una società fino a poco tempo fa attiva sul mercato, con uno dei cofondatori in fuga e l’altro in prigione, reo confesso di truffa e riciclaggio. Una vicenda dai mille risvolti, al centro di un appassionante serie in onda sulla BBC.
La favola dei Bitcoin e di coloro che si sono arricchiti investendo quando era solo un’idea, ha indotto milioni di persone ad inseguire la propria pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno giusto.
Probabilmente OneCoin per molti ha rappresentato questa ricerca, ed infatti i primi che ci hanno creduto, soprattutto i fondatori, di pentole d’oro ne hanno trovate parecchie. Si parla di 4 miliardi di dollari provenienti da investitori originari di 175 paesi.
La OneCoin si presenta come una rete di marketing multi-livello in cui gli investitori acquistano pacchetti di criptovaluta (token e materiali di marketing) e in più ricevono commissioni per il reclutamento di altri membri.
La promessa era che, un giorno molto vicino, queste monete virtuali avrebbero potuto essere scambiate con denaro reale e che, allo stesso modo, negozi e ristoranti avrebbe accettato OneCoin come pagamento.
I siti legati alla OneCoin Ltd, società con sede in Bulgaria, hanno continuato ad operare sul mercato negando tutti gli illeciti fino a dicembre 2019.
Fino all’ultimo la OneLife, azienda madre del progetto, ha ribadito che “OneCoin soddisfa in modo verificabile tutti i criteri della definizione di cripto-valuta”.
Un po’ di storia di OneCoin
Nel 2014 Ruja Ignatova, una donna d’affari bulgara, ha lanciato una nuova criptovaluta, appunto la OneCoin. In due anni, oltre 3 milioni di persone hanno scelto di credere in questo prodotto, e lei è diventata Cryptoqueen, la regina delle criptovalute.
La sua scomparsa, nel 2017, ha fatto nascere una sorta di mito attorno alla sua figura, grazie anche alla serie della BBC “The Missing Cryptoqueen”, opera dello scrittore e giornalista Jamie Bartlett, messosi sulle sue tracce.
Bartlett non è il solo che la cerca, visto che l’FBI sarebbe felice di ascoltare la dottoressa Ignatova relativamente alle accuse mosse contro di lei per riciclaggio di denaro, ma non solo.
Le vicende giudiziarie di OneCoin
Il 25 novembre 2019, dopo tre settimane di processo, l’avvocato statunitense Mark Scott, è stato riconosciuto colpevole di riciclaggio di denaro e frode. Tra la fine del 2015 e la metà del 2017 l’uomo avrebbe riciclato 400 milioni di dollari per conto della dottoressa Ignatova.
Si è dichiarato non colpevole e di aver agito in buona fede, convinto della regolarità degli affari della OneCoin ma, visto l’esito del procedimento, adesso rischia fino a 50 anni di carcere (20 per riciclaggio e 30 per frode bancaria). Per fine febbraio 2020 verrà reso noto a quanti anni verrà condannato.
Il procuratore distrettuale della contea di New York, Cyrus Vance, in una nota, ha dichiarato: “Questi imputati hanno eseguito uno schema piramidale di vecchia scuola su una piattaforma di nuova scuola”.
Al processo ha testimoniato Konstantin Ignatov, fratello della criptoregina scomparsa nonché cofondatore della società, in prigione dal marzo 2019 dopo essere stato arrestato all’aeroporto internazionale di Los Angeles.
Ignatov si è recentemente dichiarato colpevole di diverse accuse, tra cui riciclaggio di denaro e frodi. Nonostante il patteggiamento, Ignatov, rischia una condanna fino a 90 anni di carcere come riportato dalla BBC.
La OneCoin è stata segnalata come “a rischio” per la prima volta nel settembre 2016, ma la Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito, che aveva emesso l’avviso, lo ha poi rimosso nell’agosto del 2017.
La blockchain mancante
Il principio di base che accomuna tutte le criptovalute è che esse hanno un tipo speciale di database chiamato blockchain (un record informatico incorruttibile di tutte le transazioni che dimostra a tutti che la valuta è valida).
Questa tecnologia rende impossibile contraffare nuove valute e garantisce che ne vengano create e messe in circolazione un numero limitato.
Se dietro la criptovaluta non c’è una blockchain non può esserci un valore reale per cui non si può neanche parlare di criptovaluta.
Per le autorità che indagano OneCoin manca di una vera blockchain, cioè una blockchain pubblica e verificabile.
Mentre le ricerche di Ruja Ignatova proseguono, ingrossa la schiera di investitori preoccupati per il destino dei propri risparmi. I nostri avvocati sono disponibili per fornire qualsiasi tipo di assistenza a chiunque abbia bisogno di informazioni o supporto legale sull’argomento. Contattateli qui.
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