Il “giallo” di Bitgrail: hacker o truffa?
Chiuso dopo un presunto attacco hacker, Bitgrail ha tentato di riattivare, senza successo, il proprio sito di exchange. Intanto gli investitori aspettano di riavere i propri soldi.
Quando Bitgrail, exchange italiano di criptovalute, ha annunciato la chiusura a febbraio, in seguito ad un attacco informatico, tutti coloro che vi avevano puntato hanno avuto modo, a ragione, di temere per i propri soldi.
Il 2 maggio, pur con le procedure fallimentari in corso, c’era stato un tentativo di riprendere l’attività, ma il Tribunale di Firenze si è opposto, riuscendo ad ottenerne la chiusura in breve tempo.
La storia
A febbraio la Bitgrail, borsa di criptovalute italiana di proprietà di Francesco Firano, è costretta ad interrompere bruscamente il proprio trading a causa del furto di 17 milioni della criptovaluta trattata, la XRB, proveniente da una blockchain chiamata Nano.
Firano, dopo aver scoperto la perdita nel portafogli della società, ha contattato la Nano Foundation per informarla del furto e per suggerire di forzare una modifica del codice della moneta per rendere inutilizzabili quelle rubate.
La Nano Foundation si è opposta alla improbabile soluzione e ha contattato le autorità, per poi rilasciare una dichiarazione ufficiale sul furto, prendendo sostanzialmente le distanze da Bitgrail. Per la Nano il denaro è stato sottratto a causa di carenze nei sistemi di sicurezza adottati da Bitgrail.
Il valzer delle accuse
La posizione della Nano Foundation è stata da subito indirizzata ad addossare la colpa di quanto avvenuto alla sola Bitgrail, rea di aver utilizzato un software troppo vulnerabile. Inoltre, ha fatto presente come la situazione della società italiana sia stata sempre poco chiara:
- la versione sull’esatto ammontare di quanto rubato è stata cambiata più volte;
- i clienti stavano segnalando difficoltà nel ritirare i propri soldi a causa dei limiti di prelievo sempre più al ribasso;
- la mancata comunicazione alla Nano della falla che aveva permesso agli utenti di prelevare più di quanto si possedesse. La Bitgrail ne era a conoscenza da ottobre 2017, ma ne ha dato comunicazione alla Nano solamente il febbraio successivo.
Come conseguenza di quanto successo la società Nano ha messo a disposizione delle vittime dell’hackeraggio, un fondo legale per sponsorizzare le loro cause.
Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche quella che si sia trattato di un hackeraggio interno.
Secondo le dichiarazioni rilasciate dal Firano, l’ammanco va attribuito non all’exchange, ma al protocollo di nano opponendosi a tutte le accuse su Bitgrail e sollevando lo stesso da qualsiasi obbligo risarcitorio e/o restitutorio delle somme oggetto di furto.
Qualche tempo dopo l’ufficioso annuncio dell’hackeraggio subìto, Bitgrail proponeva di rimborsare le vittime istituendo un fondo cassa – con la creazione di token – BGS (Bitgrail Shares), scambiabile solo sulla stessa piattaforma, che avrebbe consentito agli investitori di rientrare, attraverso un piano di rientro, nella disponibilità delle somme illegittimamente sottratte.
Il 20% sarebbe infatti visualizzabile nel balance XRB aggiornato, mentre il restante 80% sarebbe recuperabile attraverso l’accesso dei sottoscrittori dell’accordo transattivo ad un campo di database elettronico (sql) ove essi possono monitorare periodicamente l’andamento del piano di rientro.
L’accettazione di tale proposta comporterebbe la definizione della controversia firmando un accordo transattivo in cui l’investitore rinuncia espressamente ad intraprendere qualsiasi azione legale contro Bitgrail.
Bitgrail dichiara che tale via sarebbe l’unica auspicabile anche se sono state depositate istanze di fallimento contro la società a nome degli investitori che sono stati derubati.
Non poche vittime dell’hackeraggio si sono dette indignate di fronte a questa prospettiva.
Nano Foundation
La Nano Foundation, precedentemente conosciuta come RaiBlocks, attualmente rappresenta uno dei maggiori scambi di criptovalute al mondo. La chiusura di Bitgrail non ha compromesso, se non nell’immediatezza della notizia del furto, l’attività della criptovaluta Nano che continua senza problemi.
Lo studio legale internazionale Boccadutri segue la vicenda ed assiste già clienti che sono stati vittima dei fatti accaduti. Per informazioni e consigli contattate i nostri esperti avvocati.
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