Forex: fissato il processo a Lee Elbaz
Dopo il clamoroso arresto negli Stati Uniti, nel settembre del 2017, diverse udienze si sono susseguite in attesa del processo a Lee Elbaz, CEO di Yukom Communications. Adesso la data è stata resa pubblica: 7 gennaio 2019.
A processo negli Stati Uniti non solo la persona, Lee Elbaz, ma anche un sistema fraudolento studiato per guadagnare sulle perdite di ignari investitori.
L’inizio del processo alla donna, ex amministratore delegato di Yukom Communications (la cui sede si trava in Israele), è stato fissato per il 7 gennaio 2019 presso il tribunale distrettuale del Maryland.
Tra le accuse a suo carico figurano la frode telematica e l’associazione a delinquere finalizzata a commettere frodi telematiche.
I fatti contestati
Lee Elbaz ha lavorato per la Yukom da maggio 2014 a giugno 2017, ricoprendo vari incarichi, tra cui quello di Amministratore delegato, ufficialmente da marzo 2016 a dicembre 2016.
L’accusa ha sottolineato come la frode delle opzioni binarie sia un grave crimine economico e che, a settembre 2017 si erano già registrate 33 denunce per frode contro la società.
Sempre secondo l’accusa, la Yucom promuoveva e commercializzava opzioni binarie in modo fraudolento attraverso i due siti Web “BinaryBook” e “BigOption”. In quanto CEO di Yukom, la Elbaz, insieme ai suoi complici e ad alcuni subordinati, avrebbe ingannato gli investitori fingendo di fare i loro interessi ma guadagnando, in realtà, quando gli investitori perdevano denaro.
La Elbaz per di più avrebbe più volte mentito sulla propria identità fornendo false generalità e qualifiche ai clienti, che la conoscevano come Lena Green.
In mano all’accusa ci sarebbero le dichiarazioni di almeno otto complici che, insieme alla Elbaz, avrebbero cospirato per commettere frodi telematiche. Queste persone avrebbero condiviso materiali di marketing contenenti informazioni fasulle.
Nel suo ruolo di CEO di Yukom, la Elbaz avrebbe avuto un ruolo attivo nella truffa.
La difesa
I legali della donna seguono la linea dell’insufficienza di prove, e hanno chiesto al governo degli Stati Uniti che cadano tutte le accuse nei confronti della Elbaz, ritenendo per di più la sede del processo inappropriata. La difesa inoltre chiede di essere messa a conoscenza dei nomi delle persone con cui avrebbe commesso i reati a lei attribuiti e di coloro che avrebbe danneggiato.
Secondo l’avvocato difensore la denuncia sarebbe partita dalle dichiarazioni di due ex dipendenti, di cui però non sono stati resi noti i nomi. Questa situazione, ha sottolineato, non mette la difesa nelle circostanze migliori per poter fare il proprio lavoro.
Secondo il suo ragionamento tutte le aziende hanno ex dipendenti scontenti ma questo non dimostra la colpevolezza del loro capo.
Sull’esistenza delle 33 denunce ha minimizzato, definendoli semplice clienti scontenti, anche questi normali per qualunque azienda.
La sua difesa ha sminuito persino l’importanza del ruolo di CEO ricoperto da Miss Elbaz, dichiarando come in Israele tale incarico non abbia lo stesso significato che altrove. Secondo la sua ricostruzione lo si attribuisce soprattutto per i clienti, per fargli credere di parlare con un funzionario in modo da farli sentire importanti.
Il governo americano ha contestato la prassi della difesa di minimizzare le accuse contenute nella denuncia.
Sentite le parti, la giuria del Maryland si riunirà per decidere il destino di Lee Elbaz. Le accuse, ossia la frode telematica e l’associazione a delinquere finalizzate a commettere frodi telematiche, prevedono una condanna massima a 20 anni di reclusione più multe di migliaia di dollari.
Quella della Yukom è l’ennesima pubblicità negativa che ha compromesso il buon nome dell’industria del Forex, creando diffidenza anche verso chi lavora onestamente. Lo scandalo, come avvenuto spesso negli ultimi anni, nasce in Israele dove non c’è una reale tradizione nei mercati finanziari, quanto piuttosto nel gioco d’azzardo.
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