Cyberbullismo: la legge c’è o si fa?
Cyberbullismo
La legge in materia di Cyberbullismo aspetta di superare l’ultimo passaggio in Senato.
Peccato che le modifiche subite alla Camera ne snaturino il senso, allargando la materia fino a rendere perseguibile la semplice satira.
Pronte petizioni, ovviamente on line, per fermarla.
Il disegno di legge sul Cyberbullismo sta completando il suo iter dopo l’approvazione della Camera datata 21 settembre.
Che passasse non era affatto scontato visto che le Commissioni congiunte Giustizia e Affari Sociali le avevano imposto tramite emendamenti, una serie di importanti variazioni, prima fra tutte l’inclusione dei maggiorenni.
I tanti detrattori sostengono che nella nuova forma la legge si sia snaturata e che uno strumento studiato esclusivamente per proteggere i minori, si sia trasformato in un’arma liberticida che punisce la satira al pari dello stalking.
Le novità
La legge contro il Cyberbullismo è una di quelle che mancava per mettersi al pari coi tempi.
L’emergenza principale per cui era stata concepita era quella di proteggere i minori da Internet e dai suoi innumerevoli pericoli.
Una volta allargate le aree di competenza questo senso iniziale di protezione è venuto meno, facendo storcere il naso anche a molti di coloro che l’avevano invocata.
Il nome del ddl è altamente fuorviante perché non si parla più semplicemente di “Tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo”.
Se le norme passano così come sono, d’ora in poi potrebbe essere messo in riga chiunque fornisca contenuti su Internet (categoria da cui vengono esplicitamente esclusi solo access e cache provider e motori di ricerca).
Sarebbero costretti ad operare una vera e propria opera di censura di materiale, anche se non è chiaramente offensivo (se non per chi si rivolge alla giustizia).
Ci sarà un limite temporale di 48 ore per esaudire la richiesta di rimozione, scaduto il quale toccherà al Garante della Privacy far rispettare il divieto di mantenere on line i contenuti incriminati.
Altre 48 ore che se ignorate porterebbero a multe esorbitanti (fino a 180.000 €).
Ad effettuare la richiesta di rimozione potrà essere lo stesso autore pentito.
Il senso di derisione può essere usato ad arte per far rimuovere contenuti fastidiosi.
La critica rischia di scomparire sepolta sotto il pretesto del Cyberbullismo.
Plausi invece per la nascita della figura del “referente” nelle scuole.
Ogni istituto scolastico dovrà sceglierne uno in modo da avere un punto di riferimento per tutto quello che riguarda bullismo e cyberbullismo.
Di contro il preside avrà maggiori responsabilità e dovrà convocare le parti in causa se dovesse essere informato di atti di bullismo a scuola. A lui spetta poi tutelare le vittime e punire, rieducandoli, i persecutori.
La prevenzione sarà favorita anche dall’istituto dell’ammonimento del questore, un passaggio che evita l’immediato ricorso al procedimento penale.
Il Questore potrà, in assenza di denuncia, conferire col responsabile dell’atto di bullismo e coi suoi genitori, per indurlo a pentirsi del proprio comportamento e a non reiterarlo.
A rischio le prese in giro bonarie e le inchieste
I profili fake nati per prendere in giro personaggi famosi rischiano di essere chiusi per “scambio d’identità”. I nomi, chiaramente falsi ma che richiamano senza ombra di dubbio alla persona potrebbero sparire.
Diverse categorie, tra cui quella dei giornalisti, dei vignettisti, degli “opinionisti”, potrebbero subire grosse limitazioni al proprio lavoro.
Una volta scomparso il concetto di reiterazione, basterebbe un solo comportamento ritenuto sconveniente a far scomodare un giudice.
Una legge troppi reati
Il problema è che si trattano troppi reati per una sola legge, dalla diffamazione alla violazione della privacy, per arrivare allo stalking on line.
Mettere insieme minorenni e maggiorenni, bullismo e cyber bullismo, insulti e satira vuol dire parlare di troppi argomenti incompatibili tra di loro.
Gli effetti dell’uno non possono essere paragonati agli effetti dell’altro.
Il Cyberbullismo permette, soprattutto prima di prendere provvedimenti, che il molestatore agisca anonimamente o, peggio ancora, che ad accanirsi siano in tanti.
Inoltre l’atto perpetrato tramite terminale spesso è più crudele e si reitera facilmente.
Allargando la legge ai maggiorenni verrebbe meno l’idea di prevenzione, alla quale subentra quella di punizione.
L’ideale sarebbe distinguere il cyber bullismo, che avviene tra minorenni, dalla cyber molestia in cui sono coinvolti adulti.
Il progetto della deputata Elena Ferrara, prima firmataria del ddl, era che istituzioni, aziende digitali e terzo settore si facessero carico della responsabilità di educare i bambini, sin dalla prima infanzia, al rispetto per gli altri, con la consapevolezza di quello che potrebbe comportare l’abuso dei mezzi informatici.
Il ddl adesso dovrà tornare al Senato per l’ultima lettura e solo allora potrà vedere la luce. In rete è già partita “petizione contro la censura digitale”, una raccolta di firme per fermarlo.
Che fare in attesa della legge
Nell’ordinamento giuridico italiano mancavano norme specifiche in materia di bullismo e cyberbullismo.
Finora, tale vuoto normativo è stato colmato ricorrendo alle fattispecie esistenti, anche basandosi sulla scelta, caso per caso, degli avvocati.
Una scelta poco opportuna del procedimento portava come conseguenze una mancata tutela delle vittime.
Il Decreto Legge n. 93/2013 contiene due articoli specifici riguardo l’utilizzo dell’informatica o della telematica prevedendo cyberbullismo e frode informatica commessa con sostituzione d’identità digitale.
La prima disposizione prevede che la pena stabilita per il reato di stalking sia aggravata di un terzo nel caso in cui il reato sia commesso “attraverso strumenti informatici o telematici”.
Nel 2014 è stato introdotto il “Codice di autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo”, ma questo, insieme all’autoregolamentazione dei maggiori social network, finora non è servito ad arginare in alcun modo il fenomeno.
Gli esperti avvocati dello Studio Legale Boccadutri, in attesa che venga ratificata la specifica legge, sapranno guidarvi attraverso le giuste procedure, grazie alla loro esperienza in materia.
Appelli al Garante della Privacy, procedura civile, amministrativa o penale che sia, troverete in loro dei seri professionisti attenti alle vostre esigenze.
Se siete coinvolti in una sgradevole situazione legata alla diffusione di materiale su Internet, o se avete bisogno dell’aiuto di un legale per difendervi da atti persecutori, non esitate a contattare i nostri avvocati che potranno delucidarvi sull’attuale legislazione ed assistervi.
Compilate il modulo di richiesta on-line qui o scriveteci via e-mail all’indirizzo [email protected].
Compila il modulo per richiedere una consulenza legale. I nostri esperti valuteranno il tuo caso e ti suggeriranno la soluzione migliore.