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L’assegno divorzile: indicazioni e sentenze

22 Set 2023 - Diritto di Famiglia e Divorzio - Min Read 5 min
L’assegno divorzile: indicazioni e sentenze

L’assegno divorzile è un contributo economico corrisposto periodicamente o in un’unica soluzione, in ragione del divorzio, a favore del coniuge cd. “debole”.

Ha subito una sostanziale trasformazione da quando è stato istituito, nel 1970, ad oggi.

Se in precedenza, il criterio che guidava le decisioni dei giudici era quello del tenore di vita tenuto durante il matrimonio, secondo il quale un alto tenore di vita doveva per forza di cose tradursi in un generoso assegno di divorzio, il parametro che si valuta attualmente, e che ormai costituisce criterio fondamentale quando si discute di assegno divorzile, è quello dell’autosufficienza economica o meno del coniuge richiedente.

Se il richiedente non è finanziariamente autosufficiente si valuta se tale situazione non derivi da una scelta personale o a causa di specifiche circostanze, che potrebbero anche riguardare scelte assunte per favorire la carriera dell’altro coniuge durante la vita matrimoniale.

Appurato questo, l’assegno divorzile può essere preso o meno in considerazione.

Assegno di divorzio assistenziale e compensativo

L’assegno divorzile dev’essere giustificato da un intento assistenziale e “perequativo-compensativo”.

Una persona che ha sacrificato le proprie aspettative professionali per la famiglia e che ha dato il proprio apporto per i successi dell’altro coniuge merita il riconoscimento finanziario di quanto fatto o delle rinunce cui si è sottoposto durante la vita matrimoniale.

Assegno di divorzio: la prima sentenza del nuovo corso

La nuova prospettiva alle considerazioni sull’assegno di divorzio è nata con la sentenza n. 11504 del 10 maggio 2017, della Corte di Cassazione, in cui si è di fatto abbandonata la linea di pensiero che un coniuge benestante dovesse continuare a contribuire a mantenere l’elevato tenore di vita dell’ex consorte.

Il coniuge economicamente più forte non è tenuto a garantire alla controparte lo stesso tenore di vita che c’era durante un matrimonio ormai concluso.

A distanza di poco più di un anno la Corte di Cassazione ha rinforzato il concetto, questa volta a Sezioni Unite, con la sentenza n. 18287/2018.

L’ex coniuge può vedersi riconosciuto un assegno di divorzio se ha bisogno di assistenza o se dimostra di aver diritto ad un contributo economico in virtù del contributo fornito nella realizzazione della vita familiare, ed alla formazione del patrimonio comune, tenendo conto anche delle aspettative professionali sacrificate.

La sentenza di divorzio estingue ogni rapporto matrimoniale sia sul piano personale che su quello economico.

Discorso diverso nel caso di separazione personale che non pone fine a tutti gli obblighi coniugali (art. 143 codice civile).

Assegno di divorzio: le altre sentenze

La giurisprudenza ci insegna che dietro alla stessa richiesta ci possono essere i casi più disparati, ed ovviamente, pur seguendo criteri comuni, i giudici per la decisione finale devono basarsi sul caso concreto.

È stato ad esempio negato, con Ordinanza della Corte di Cassazione n. 25646 depositata il 22 settembre 2021, l’assegno divorzile a una donna che ne aveva fatto richiesta dieci anni dopo la separazione.

In fase di separazione la stessa non aveva fatto alcuna domanda per ottenere l’assegno di mantenimento e per un notevole lasso di tempo non aveva manifestato nessuna esigenza di contributi per riuscire a vivere, circostanza che fa pensare ad una sua indipendenza e autosufficienza economica.

Tra l’altro era in possesso di una casa di proprietà, acquistata con la parte di soldi ottenuti dalla vendita della ex casa coniugale.

Sul diritto all’assegno di divorzio, in virtù delle rinunce lavorative fatte durante il matrimonio, la Suprema Corte sottolinea come la parte richiedente l’assegno abbia l’onere di indicarle specificamente e dimostrarle nel giudizio, come da Ordinanza n. 17144/2023 pubblicata in data 15 giugno 2023.

In questo specifico caso si è ritenuto che l’ex moglie non avesse diritto all’assegno divorzile non avendo dato modo di pensare che avesse davvero perduto occasioni lavorative durante il periodo in cui era stata sposata.

La Corte di Appello di Roma si è vista imporre dalla Cassazione di rivedere il caso di un funzionario romano in pensione, che aveva fatto ricorso contro l’obbligo di versare all’ex moglie cento euro al mese, visto che lei nel frattempo aveva iniziato a percepire una pensione superiore a mille euro.

Quando si perde il diritto all’assegno divorzile?

Avendo una funzione “assistenziale e compensativa” l’assegno di divorzio può essere erogato se non si hanno mezzi per condurre una vita dignitosa e si è nell’impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive.

Non è dovuto se il coniuge si rifiuta di lavorare o se ha redditi adeguati a mantenersi.

Per questo motivo anche rifiutare una proposta lavorativa seria e stabile, senza una giustificazione valida porterebbe alla perdita dell’assegno divorzile.

Un assegno divorzile può cessare anche quando chi lo percepisce contrae nuove nozze.

Che differenza c’è tra assegno di mantenimento e assegno divorzile?

Quando due coniugi si separano, che abbiano figli o meno, sono diversi i tipi di contributi che l’uno può corrispondere all’altro e che dipendono dalle loro condizioni economiche, da specifiche richieste, e dalle decisioni dei giudici.

L’assegno di mantenimento non viene coinvolto dalle sentenze della Cassazione che riguardano l’assegno di divorzio.

Tale cifra viene versata da un coniuge all’altro nel periodo che segue la separazione e precede il divorzio, ossia quando ancora sussiste un legame tra i coniugi.

Durante la separazione cessano gli obblighi di coabitazione e fedeltà ma non l’assistenza reciproca.

Dopo la pronuncia della sentenza di divorzio ogni tipo di assegno può essere rivisto, modificato o annullato, in base a cambiamenti delle circostanze di fatto.

Si può chiedere la revisione delle disposizioni concernenti importo e modalità del contributo in favore del coniuge solo se esistono giustificati motivi sopravvenuti alla sentenza.

Occorre essere in grado di allegare una documentazione atta a dimostrare che sono mutate le condizioni economiche degli ex coniugi.

In caso di revisione andrà valutata la situazione attualizzata degli ex coniugi e non quella che sussisteva al momento dell’attribuzione dell’assegno.

Per ottenere l’assegno di divorzio la discriminante dovrà essere la dimostrazione di non avere possibilità di provvedere economicamente a se stessi, per ragioni indipendenti dalla propria volontà.

Per meglio comprendere le differenze tra i vari contributi vi rimandiamo alla nostra guida all’assegno di mantenimento, separazione e divorzio.

Qualsiasi domanda abbiate sull’argomento, o se siete coinvolti in prima persona in un divorzio, i nostri legali esperti in Diritto di Famiglia e Divorzio saranno a vostra disposizione per chiarimenti e consigli.

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Calogero Boccadutri

Calogero Boccadutri is the Managing Partner of Boccadutri International Law Firm. He has trial experience in Forex, Personal Injury and Administrative litigation.



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